Dal Labirinto della Masone a Bomarzo, fino a incontrare giardini segreti e parchi "magici": in viaggio tra natura ed esoterismo per scoprire un'architettura fatta di simboli arcani e sguardi di pietra.
“Gli uomini si dividono in quelli che costruiscono e quelli che piantano. I costruttori concludono il loro lavoro e, presto o tardi, sono colti dalla noia. Quelli che piantano sono soggetti a piogge o tempeste, ma il giardino non cesserà mai di crescere”. Così Paulo Coelho descriveva il suo rapporto con gli spazi aperti e la Natura in sé, cogliendo anche il significato più profondo della riscoperta di un contatto con sé stessi.
Nell'immaginario collettivo il giardino evoca da sempre un caleidoscopio di emozioni sensoriali, anche se, parlando di parchi o spazi all'aperto, l’esperienza percettiva può risultare in realtà molto diversa a seconda dei principi progettuali che hanno seguito.
Nel caso dei giardini all'italiana, per esempio, ci ritroveremo immersi in un'oasi pacifica e serena. Per atmosfere misteriose ed esoteriche invece possiamo guardare al Giardino dei Tarocchi o al Bosco di Isabella, due parchi ispirati a percorsi iniziatici e caratterizzati da misteriose simbologie. Ma abbiamo anche la dimensione ludica, giocosa e intellettuale dei musei tematici all’aperto dedicati alla formazione e all’espressione artistica. Ultima, ma non per importanza, abbiamo la dimensione teatrale e ricercata dei giardini che evocano immagini oniriche e angoscianti.
Oltre ai giardini, anche il labirinto è un prodotto architettonico fortemente caratterizzante dagli schemi di progettazione che stanno alla sua base. Lo ritroviamo in libri, favole e film e ogni volta rappresenta sempre due dimensioni: quella reale della perdita delle coordinate, dello smarrimento in uno spazio che confonde; e poi abbiamo quella metaforica che è il viaggio della catarsi interiore in cui per trovare sé stessi bisogna prima sapersi perdere.
Vediamo quindi quali sono quei luoghi magici del nostro Bel Paese.
Labirinto della Masone, Fontanellato – provincia di Parma
Il complesso si estende su 7 ettari di terreno e ospita il più grande labirinto di bambù al mondo. Il percorso che muove verso il centro è tipico dei labirinti classici, di cui quello cretese a sette spire è l’esempio più noto, mentre la pianta quadrata dell’area percorribile rimanda ai labirinti romani. Il perimetro è a forma di stella, la Forma Urbis delle città rinascimentali che compare per la prima volta nel Trattato di Architettura del Filarete. Le piante di bambù totale sono circa 300 mila alte tra i 30 centimetri e i 15 metri e appartenenti a venti specie diverse. Al centro del labirinto troviamo un cortile porticato e una cappella a forma di piramide, simbolo di immutabilità e perfezione che alimentano la suggestione metafisica del luogo. Un percorso in cui inoltrarsi e perdersi, per fantasticare e riflettere. Suggestive gallerie vegetali incorniciano i corridoi del labirinto, offrendo ai visitatori riparo e la sensazione di trovarsi immersi in una dimensione sospesa. Bambù dal fusto maculato, striato o di tinte inusuali rivelano scorci sorprendenti anche grazie alle diverse dimensioni raggiunte dalle varie specie. È un parco culturale con impianto a stella che ricorda le città ideali del Rinascimento, tra simbologie esoteriche e un'aurea fuori dal tempo a tratti cupa e oscura.
Villa e giardino Garzoni, Collodi
Passeggiare per il giardino di Villa Garzoni è un'esperienza visionaria e misteriosa che ci catapulta nella magia e nella teatralità dei giardini all'italiana di stampo manierista-barocco.
La varietà delle coltivazioni, il delicato sistema idraulico che in gran parte ripercorre quello del Settecento, grazie al quale si alimentano giochi d’acqua, cascate e fontane, i freschi vialetti che dalla Scala d’Acqua vi porteranno verso angoli suggestivi come il Labirinto, il Teatro di Verzura, il Viale dei Poveri, affiancato da figure pittoresche suggeriscono che qui è bello perdere le coordinate. Come nel labirinto arboreo formato da siepi di bosso alte 2/3 metri, situato vicino alla villa detta "delle cento finestre": un tipico esempio di labirinto con bivi, vicoli ciechi e false piste e con un ingresso e un'uscita, da cui non è difficile uscire, ma in cui è bello pensare di intraprendere, come è capitato a Pinocchio, un percorso iniziatico con un lieto fine.
Labirinto del castello di Donnafugata, Ragusa
Il castello di Donnafugata, dai fasti nobiliari del passato a più prosaica quinta cinematografica, riserva inaspettate sorprese grazie all'architettura spettacolare non solo dell'edificio ma anche del parco di 8 ettari con una sorta di giardino ermetico con tempietti, grotte artificiali e un grande labirinto "a vicoli ciechi". I labirinti più classici sono in bosso, una pianta sempreverde facile da curare e da modellare nelle forme desiderate. Qui nel parco del Castello di Donnafugata, invece, il labirinto è fatto di muretti. Ci sono due correnti di pensiero a riguardo: chi lo vuole fatto con la tecnica dei muretti a secco, chi sostiene che l'uso della malta, seppur minimo, non permette di far riconoscere in questo labirinto la tradizionale e caratteristica costruzione a secco. Altra particolarità di questo labirinto è la forma: invece che quadrata o circolare, ci troviamo a vagare all'interno di un trapezio, ispirato quasi certamente al labirinto di Hampton Court, vicino a Londra. Un posto davvero atipico, fatto per stupire anche i più esperti.
Parco dei Mostri di Bomarzo, provincia di Viterbo
Il Parco dei Mostri, denominato anche Sacro Bosco o Villa delle Meraviglie di Bomarzo, in provincia di Viterbo, è un complesso monumentale italiano. Si tratta di un parco naturale ornato da numerose sculture in basalto risalenti al XVI secolo e ritraenti animali mitologici, divinità e mostri. L'architetto e antiquario Pirro Ligorio su commissione del principe Pier Francesco Orsini (detto Vicino Orsini) progettò e sovrintese alla realizzazione, nel 1547, del parco, elevando a sistema, nelle figure mitologiche ivi rappresentate, il genere del grotesque. Le architetture impossibili, come la casa inclinata, o alcune statue enigmatiche rappresenterebbero secondo alcuni le tappe di un itinerario di matrice alchemica. Scienziati storici e filologi hanno fatto parecchi tentativi per spiegare il labirinto di simboli, sono rimasti, però, talmente tanti misteri che uno schema interpretativo omogeneo, alla fine, forse non potrebbe nemmeno essere trovato; su un pilastro compare una possibile iscrizione-chiave: «Sol per sfogare il core».
Parco Museo Musaba – Mammola, provincia di Reggio Calabria
Il monastero di Santa Barbara è un ex monastero situato nel comune di Mammola, in provincia di Reggio Calabria. Dal 1969 ospita il parco-museo di arte contemporanea Musaba realizzato dagli artisti Nik Spatari e Hiske Maas. Nel 1971, Spatari e la moglie Hiske Maas organizzarono sul luogo la prima mostra espositiva, adattandola ai ruderi. Nel parco-museo si trovano opere realizzate da Spatari e da studenti locali. In parallelo, l'ex stazione di Santa Barbara è stata trasformata in un laboratorio artistico. Infatti, l’opera di Spatari si ispira alle tipiche botteghe rinascimentali, che vedevano il maestro accompagnato dai suoi allievi nel proprio lavoro. Negli edifici svolgono un ruolo importante i colori complementari, in quanto creano un forte contrasto con i colori della realtà e sono spesso utilizzati nella rappresentazione di figure geometriche. Questa impostazione è usata nei tetti triangolari delle 11 stanze della Foresteria e nel tetto della Rosa dei Venti, realizzato con forme geometriche che riprendono i triangoli tipici della cultura egizia e gli esagoni orientali.
Giardino dei Tarocchi, Capalbio
Il Giardino dei Tarocchi è un parco artistico ideato dall'artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle, popolato di statue ispirate alle figure degli arcani maggiori dei tarocchi. Per volontà dell'artista, nel Giardino dei Tarocchi non si eseguono visite guidate per lasciare ai i visitatori la libera interpretazione del parco. Seguendo l'ispirazione avuta durante la visita al Parque Guell di Antoni Gaudí a Barcellona, poi rafforzata dalla visita al giardino di Bomarzo, Niki de Saint Phalle inizia la costruzione del Giardino dei Tarocchi nel 1979.
Identificando nel Giardino il sogno magico e spirituale della sua vita, Niki de Saint Phalle si è dedicata alla costruzione delle ventidue imponenti figure in acciaio e cemento ricoperte di vetri, specchi e ceramiche colorate, per più di diciassette anni, affiancata, oltre che da diversi operai specializzati, da un'équipe di nomi famosi dell'arte contemporanea. Dell'opera è unanimemente riconosciuto lo stretto connubio tra arte e architettura, perché «della prima utilizza i vasti repertori figurativi e linguistici, ma della seconda ha la dimensione: umana, abitabile, tangibile» e per la «volontà di destinazione dell'evento plastico a configurazione ambientale, dunque percorribile, abitabile». Inoltre, con l'arredo della sua scultura-abitazione, l'Imperatrice-Sfinge, Niki de Saint Phalle ha elaborato e realizzato l'altro stretto rapporto tra arte, architettura e design, mentre, ancora, presenti ed evidenti sono l'integrazione arte-natura, tradizione-contemporaneità, forme-colore, materia-spirito, così da fare del Giardino dei Tarocchi un'opera totale.
Parco di Pinocchio, Collodi
Il Parco di Pinocchio è un parco commemorativo della celebre fiaba ed è situato a Collodi. Primo museo italiano di arte ambientale, il parco è concepito come parco tematico per l'educazione dell'infanzia. Non è il consueto parco di divertimenti, piuttosto un luogo in cui si ha la sensazione di ripercorrere una fiaba vivente all'interno di un percorso scandito da un connubio tra arte e natura. Vicino all'ingresso si incontra la scultura di Emilio Greco di Pinocchio e la Fata, presso un'aiuola sistemata a disegnare l'effigie del celebre burattino. Segue una zona con un teatrino e un ristoro. La Piazzetta dei mosaici conserva i mosaici di Venturino Venturi. Segue il "Villaggio di Pinocchio" e le varie sculture, realizzate da Pietro Consagra (il Carabiniere, il Gatto e la Volpe e il Serpente), Marco Zanuso e Augusto (Bobo) Piccoli (il Grande Pescecane).
Giardino incantato delle teste, Agrigento
Non lontano da Agrigento sorge un “giardino” composto da sculture incredibili. Oltre 3000 teste di pietra frutto del genio malato di uno scultore locale. Il nome non è ben chiaro. Per alcuni è il Giardino Incantato, per altri il Castello Incantato, per altri ancora il Giardino delle Teste. Ma per capire questo stravagante museo-monumento della città di Sciacca, in provincia di Agrigento, in Sicilia, occorre partire da una storia di povertà, emigrazione e sana follia. Da una vita che sembra un romanzo e che, a modo suo, è stata straordinaria. Bisogna partire da un uomo, Filippo Bentivegna, che con le proprie mani ha realizzato i propri sogni. Nel vero senso della parola: ha trasformato in oggetti tangibili le immagini che sognava. Il perché fosse ossessionato dalle “teste” non è ben chiaro, né cosa abbia scatenato queste visioni, al di là dell’incidente fisico. Le opere acquisiscono qui tutta la forza della spontaneità e della naturalezza proprie dell'art brut che impregna tutta l'atmosfera del luogo. Senza giudicare, bisogna vivere l’esperienza di questo magico giardino come una pausa dalla vita reale per entrare in una fiaba senza tempo.
Bosco Isabella, Radicofani – provincia di Siena
Il giardino, realizzato alla fine dell'800 dalla famiglia Luchini è un manifesto di parco romantico all'inglese abitato da sottili e oscure simbologie. Il Bosco Isabella è un giardino romantico–esoterico e lambisce una parte della strada che costeggia le mura a sud del borgo. Per la realizzazione si cercò di creare qualcosa che fosse in armonia con la natura senza violentarla in alcun modo, una natura libera e svincolata da ogni legame creato dall’uomo. Furono realizzati sentieri, fatti muretti a secco e ponticelli, creati piani, messi in evidenza massi basaltici, dislivelli del terreno e polle d’acqua esistenti. In mezzo a questa natura lussureggiante si snoda un percorso iniziatico-esoterico di natura massonica: così sono state concepite la disposizione di alcune statue a gruppi da tre (numero simbolico); la giara interrata che ricorda il catino del tempio di Salomone; la siepe di bosso a forma di cerchio che rappresenta l'occhio di chi sovrintende; la piramide a base triangolare, principale simbolo della Massoneria.
La Scarzuola, Montegabbione – provincia di Terni
Nell'area di un convento sulle colline umbre, l'architetto Tommaso Buzzi ha dato vita alla sua "città ideale". Dal 1958 al 1978, l'architetto progettò e costruì, nella valletta dietro al convento, una grande scenografia teatrale che egli definì "un'antologia in pietra", rimasta volontariamente incompiuta, che permise il recupero di esperienze visive del passato. Solo in funzione teatrale sono pienamente legittimate le costruzioni fuori tempo, le false rovine, le città ideali. L'aggancio in tema di scenografia è quello di modelli rinascimentali. Il complesso si sviluppa dentro una spirale formata dai pergolati. All'interno di questi vi è un asse verticale che dalla statua scheletrica del Pegaso, attraverso un sistema di terrazzamenti, conduce a un anfiteatro, gradualmente al teatro agnostico, al teatro erboso, per finire alla torre colonna rotta e a un asse orizzontale delimitato a sinistra dal teatro delle api, al centro dal palcoscenico con labirinto musicale, e a destra dalla città Buzziana con al culmine l'Acropoli. Una contraddittoria relazione di tipo iniziatico viene a stabilirsi tra l'antico convento e le intellettualistiche fabbriche del teatro, sovraccariche di simboli e segreti, di riferimenti e di citazioni. La complessa simbologia creata da Buzzi permette di individuare una seconda interpretazione dell'intero complesso urbano. L'intricato percorso iniziatico, che si dipana tra gli edifici della città, rappresenta un confronto con l'inconscio e si completa attraverso una serie di incontri con figure archetipiche, secondo il modello di individuazione sviluppato da C. J. Jung. L'incontro con le figure che popolano la città, simboleggianti i diversi aspetti della psiche, porta gradualmente il visitatore a una maggiore consapevolezza di sé, in un metaforico percorso di rinascita che scende nelle parti più profonde e buie dell'inconscio per poi arrivare all'Acropoli, simbolo della piena realizzazione del Sé.
Lo stile che meglio interpreta l'ansia di licenza di Buzzi è il neo-manierismo che egli identifica anche nell'uso di scale e scalette in tutte le dimensioni, allungamenti di membrature architettoniche, varietà di modi alla rustica, un po' di mostri, volute sproporzioni di alcune parti, statue verdi all'Arcimboldi, affastellamento di edifici, di monumenti, un che di labirintico che arriva a un certo surrealismo, di evocativo, di sinuoso, di antropomorfico, di geometrico, astronomico, magico.
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